Il sistema di pensiero Yoga
Copertina del quinto e ultimo libro, edito nel 2022, del M° Giuseppe Tamanti.
Quando si parla di Yoga il pensiero di un occidentale corre subito alla pratica realizzativa che lo contraddistingue, fatta di tecniche meditative, respiratorie e posturali che per millenni hanno scaldato i cuori e le menti d’Oriente e che, in tempi più recenti, hanno conquistato anche l’Occidente. Ma è doveroso ricordare che la sua sistematica struttura logica, metafisica e psicologica è plasmata dalla filosofia Sāṃkhya. E’ col Sāṃkhya che è strettamente imparentato, è nel Sāṃkhya che affonda le sue radici conoscitive ed è dal Sāṃkhya che trae il suo vitale nutrimento. Per ulteriori informazioni sul libro e sulle sue quattro partizioni: vedi Pagina Home.
Possiamo tranquillamente dire che è addirittura l’intera cultura di quel grande Paese a essere letteralmente condizionata da queste due filosofie, le quali, unitamente al pensiero jainista, costituiscono gli antichissimi presupposti, il vero e proprio humus dal quale ha assorbito linfa vitale l’intero pensiero indiano.
In queste pagine del sito ho il piacere di presentare alcuni scorci di entrambi questi sistemi filosofici che hanno una storia di tutto rispetto, perché in India, da almeno duemilacinquecento anni, anche se valenti studiosi sostengono che gli anni sono più di cinquemila, non c’è stato uomo di cultura che non abbia sentito come facente parte delle proprie radici lo Yoga e con esso il Sāṃkhya.
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– Lo Yoga, l’ONU e l’UNESCO
Le Nazioni Unite (ONU) annunciano che il 21 Giugno di ogni anno, la data del Solstizio d’Estate, sia dedicato alla Giornata Internazionale dello Yoga.
“Risoluzione adottata da tutti i 193 membri dell’Assemblea generale il 11 Dicembre 2014.
…
Rilevando che è importante che gli individui e le popolazioni facciano delle scelte più sane e adottino uno stile di vita che permetta loro di rimanere in buona salute,
Sottolineando il fatto che la salute globale è anche un obiettivo di sviluppo a lungo termine, che richiede una cooperazione internazionale più strettamente basata sullo scambio di buone pratiche per incoraggiare gli individui ad adottare stili di vita migliori ed escludere qualsiasi tipo di eccesso,
Riconoscendo che lo Yoga offre un approccio globale alla salute e al benessere;
Riconoscendo inoltre che una più ampia diffusione delle informazioni sui benefici dello Yoga sarebbe un beneficio per la salute della popolazione mondiale;
- 1. decide di annunciare il 21 giugno Giornata Internazionale dello Yoga;
- 2. invita tutte le agenzie degli Stati membri e degli Stati osservatori, gli organismi delle Nazioni Unite e le altre organizzazioni internazionali e regionali nonché la società civile, comprese le organizzazioni non governative e gli individui, di osservare il giorno Internazionale dello Yoga nel modo migliore, secondo le priorità nazionali, al fine di sensibilizzare la gente sui benefici di questa pratica;
- 3. sottolinea che tutte le attività derivanti dall’applicazione di questa risoluzione dovrebbero essere finanziate attraverso contributi volontari;
- 4. chiede al Segretario generale di portare la presente risoluzione all’attenzione di tutti gli Stati membri e degli Stati osservatori e di tutti gli organismi delle Nazioni Unite.”
Ancora un recente riconoscimento: il 1° dicembre 2016 lo Yoga è stato dichiarato “Patrimonio orale e immateriale dell’umanità” da parte dell’UNESCO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura. La decisione è stata adottata all’unanimità dai 24 componenti il Comitato intergovernativo dell’ONU, nel corso della sua riunione annuale, organizzata quest’anno ad Addis Abeba, la capitale etiopica. Il Comitato ha adottato questa risoluzione chiarendo che:
“Lo Yoga sviluppa l’unione della mente, del corpo e dello spirito per migliorare il benessere psichico, fisico e spirituale delle persone. La filosofia che è alla base dell’antica pratica dello Yoga ha influenzato numerosi aspetti della società indiana, che vanno dalla salute alla medicina, dall’istruzione alle arti. Lo Yoga viene praticato a tutte le età, senza discriminazione di sesso, classe o religione, e associa posizioni, meditazione, respirazione controllata, recitazione di parole e altre tecniche mirate a offrire benefici all’individuo, ad attenuare i dolori e a consentire di raggiungere uno stato di liberazione.»
Yoga-Sutra di Patanjali
Di seguito si presenta una sintesi o, meglio, uno sguardo d’insieme degli argomenti trattati all’interno di ciascuna delle quattro Sezioni, dette anche “libri”, in cui si suddivide tutto il lavoro di Patanjali (II sec a.C.), che, si ricorda, è il testo di riferimento di moltissime Scuole di Yoga tradizionali e va a costituire il corpo stesso della Filosofia Yoga, una delle sei filosofie ortodosse dell’India (tratto dal libro: Yoga classico – Sāṃkhya, Raja e Hatha Yoga – Filosofia e Pratica in 108 Lezioni, 2018, di Giuseppe Tamanti).
Argomenti trattati nei sutra della Prima Sezione riguardante I sūtra sul samādhi:
- I.1 ÷ I.4 – Il primo fine dello Yoga è l’arresto del turbinio della mente.
- I.5 ÷ I.11 – Le modificazioni della mente sono penose e non penose. Descrizione dei cinque tipi: retta conoscenza, erronea cognizione, costruzione mentale, sonno e memoria.
- I.12 ÷ I.16 – L’arresto delle modificazioni della mente si ha con l’esercizio e il distacco. Il distacco iniziale e il distacco supremo.
- I.17 ÷ I.19 – Gli otto stadi meditativi laici e spirituali. I sei samādhi producenti seme karmico, che utilizzano i quattro stati fondamentali della mente: vitarka, vicāra, ānanda e asmitā. Il samādhi conscio o con seme. Il samādhi superconscio o senza seme. I due samādhi propri per nascita.
- I.20 ÷ I.22 – I cinque mezzi di realizzazione del samādhi, che sono al servizio di un saldo e costruttivo proposito: fede, vigore, rammemoramento, aspirazione al samādhi e discernimento. I tipi d’impegno da profondere per l’ottenimento del samādhi.
- I.23 ÷ I.29 – Percorso meditativo devozionale per giungere al samādhi. La figura di Īśvara.
- I.30 ÷ I.32 – Le nove cause di distrazione della mente e i mezzi per il loro superamento.
- I.33 ÷ I.38 – I quattro stati illimitati della mente e altri mezzi per ottenere la quiete e il calmo fluire dei pensieri.
- I.39 ÷ I.46 – Le quattro meditazioni dello Yoga, o stati d’identità, producenti nuovo seme karmico: vitarka, nirvitarka, vicāra e nirvicāra.
- I.47 ÷ I.51 – Realizzazione del distacco supremo. Primi accenni della dottrina del karma.
Argomenti trattati nei sutra della Seconda Sezione riguardante I sūtra sulla pratica:
- II.1 ÷ II.2 – I preliminari dello Yoga, necessari ad attenuare le afflizioni.
- II.3 ÷ II.9 – Le cinque afflizioni della mente.
- II.10 ÷ II.15 – Cause karmiche delle afflizioni e loro rimedi. Alcuni principi della dottrina del karma, ripresi nella Sez. III e approfonditi nella Sez. IV.
- II.16 ÷ II.17 – E’ da evitare il dolore futuro. Causa della sofferenza. Quadripartizione della scienza medica e sua validità per lo Yoga e il Buddhismo.
- II.18 ÷ II.25 – Gli stadi di sviluppo dei guṇa e i venticinque princìpi del Sāṃkhya.
- II.26 ÷ II.28 – La rimozione della non conoscenza si ha per mezzo della visione discriminativa in sette stadi definitivi.
- II.29 ÷ II.45 – Gli otto mezzi di realizzazione dello Yoga. I primi due mezzi esterni: discipline e osservanze.
- II.46 ÷ II.48 – Il terzo mezzo: la posizione.
- II.49 ÷ II.52 – Il quarto mezzo: il contenimento del prāṇa.
- II.53 ÷ II.55 – Il quinto mezzo: il ritiro dei sensi.
Argomenti trattati nei sutra della Terza Sezione riguardante I sūtra sui poteri:
- III.1 ÷ III.8 – I tre mezzi interni di realizzazione: concentrazione, meditazione, raccoglimento. Il saṁyama, la suprema disciplina della mente.
- III.9 ÷ III.15 – Le tre evoluzioni della mente e le tre evoluzioni del divenire, propedeutiche all’acquisizione dei poteri psichici. Ulteriori disquisizioni sul karma.
- III.16 ÷ III.34 – I poteri psichici ottenibili col saṁyama e derivanti dall’intento di conoscere il mondo esterno allo yogin.
- III.35 ÷ III.42 – I poteri psichici ottenibili col saṁyama e derivanti dall’intento di conoscere il mondo interno allo yogin. Le possibili azioni supernormali.
- III.43 ÷ III.49 – Il dominio sugli elementi sottili e sui sensi di cognizione: relative mahā-siddhi. La suprema conoscenza.
- III.50 ÷ III.55 – La conoscenza discriminativa e l’isolamento.
Argomenti trattati nei sutra della Quarta Sezione riguardante I sūtra sull’isolamento:
- IV.1 ÷ IV.5 – I cinque modi per ottenere i poteri. Le due fondamentali leggi di natura sono inviolabili. Spiegazione di come una mente possa espandersi fino alla creazione di diverse menti, che hanno le stesse proprietà della prima. Diversamente dai corpi densi, la cui creazione le è preclusa.
- IV.6 ÷ IV.11 – La dottrina del karma e relativa terminologia. La ruota a sei raggi delle continue rinascite.
- IV.12 ÷ IV.14 – Il tempo: passato, presente e futuro. Le proprietà dell’oggetto e le trasformazioni dei guṇa.
- IV.15 ÷ IV.21 – Critica all’idealismo buddhista, per il quale non vi è né oggetto né fenomeno né ente superiore alla mente.
- IV.22 ÷ IV.34 – La capacità discriminativa della mente e l’isolamento.
– Arte guerriera e Gentilezza
Nella tradizione orientale, ma non solo in quella, l’Arte guerriera era sostenuta da una saggia filosofia. Il bravo guerriero combatte per far trionfare il suo ideale, ma non perde mai di vista il rispetto dell’avversario e del suo onore, cioè il rispetto dell’altrui personalissima vita.
Chi mai, infatti, potrebbe ergersi a giudice o, addirittura, a giustiziere di un altro?
Nessuno dovrebbe mai, perché nessuno può arrogarsi il potere di vita e di morte su chicchessia, così come su qualsiasi altra cosa, per il semplice fatto che la vita, così come la morte, sono eventi che esulano dalla nostra comprensione, sono avvolti nel più grande dei misteri della natura. Quello che include anche la nostra mente, che, per definizione, è illimitata.
Pertanto, il saggio guerriero non deve combattere per annientare il nemico, ma per impedirgli di nuocere, affinché il bene sia vincitore sul male e i giorni possano scorrere vivendo all’insegna della giustizia e dell’armonia. Che, come ben sappiamo, sono i migliori auspici che possiamo fare, in qualsiasi tempo, alla nostra e all’altrui esistenza.
Spostandoci dall’arte guerriera alle dispute che possono interessare i diversi rapporti interpersonali, la cultura da mettere in campo è sempre la stessa, cioè quella del rispetto dell’altro, anche fosse un avversario.
Cultura che in Oriente viene denominata “Pratica della Gentilezza” e che consente di passare da una dilagante e corrodente “Cultura del sospetto” a una rappacificante e salutare “Cultura del rispetto” (per questo spunto si ringrazia vivamente la dott.ssa Roberta de Monticelli, docente di Filosofa della persona, e si coglie l’occasione per complimentarsi con gli organizzatori del Festival della Filosofia di Modena, che ogni anno, dal 2000, offre valide occasioni di nuova conoscenza).
Bhagavad-Gita
– Arjuna, il guerriero per eccellenza
Arjuna è il principale protagonista della scena centrale del poema epico più imponente della storia della letteratura mondiale: il Mahabharata, i cui diciotto volumi furono composti nell’arco di alcuni secoli e comprendono circa 500.000 versi. Al suo interno, diciotto canti del VI volume costituiscono la Bhagavad-Gita, cioè “Il canto del Beato”, un’opera universalmente riconosciuta come l’espressione della più alta spiritualità, non solo per l’India ma per il mondo intero.
Ci troviamo in un campo di battaglia e Arjuna, capo della stirpe Pandava è schierato contro i Kaurava, che sono parenti, maestri e amici che hanno usurpato il suo trono e stanno governando lo stato con ingiustizia. Di fronte a ciò che si sarebbe consumato di lì a poco, Arjuna cade nello sconforto e, piangendo, dichiara che non se la sente di uccidere quei nemici. L’auriga del suo carro da guerra è il divino Krshna, che lo consola spiegandogli che il corso della vita è infinito e che quelli che vede di fronte sono già nati e morti mille e mille volte e ancora mille e mille volte nasceranno e moriranno nuovamente. Da qui l’insegnamento che dev’essere fatto ciò che è giusto fare.
Nel perenne divenire che ne consegue ciò che è davvero importante è aver presente quel che di immortale è in noi. L’importante è fare il proprio dovere, quello per il quale si è nati, cioè evolvere, e per il quale si è destinati in forza delle scelte compiute. “Il disonore è peggiore della morte”, dice ad Arjuna, “O, ucciso, otterrai il cielo, o, vincitore, ti godrai questa terra; sorgi […] deciso alla battaglia”. Un guerriero deve combattere fino alla fine, cosciente di fare la cosa giusta al momento giusto, senza alcun attaccamento al frutto delle azioni e senza preoccuparsi delle conseguenze.
– Il corretto agire nel mondo
La Pratica della Gentilezza viene quindi raccomandata per non incorrere nel grande “peccato” (inteso come corrispettivo morale di “reato” in campo giuridico) del “nuocere” al mondo, cioè a se stessi, agli altri e alla natura in genere.
L’insegnamento dei grandi saggi è di “non nuocere”, né col pensiero né con la parola né con l’azione. Si tratta del “non nuocere” (ahimsa) che ha improntato la vita del Mahatma Gandhi e che viene anche riduttivamente tradotto come “non violenza”. Per contrastare la tendenza alla collera, che del nuocere è l’emozione distruttiva di fondo, qualora essa fosse presente e purtroppo è cosa molto comune, occorre coltivare e praticare la Gentilezza. Gentilezza verso di sé, verso gli altri e verso la natura. Il premio, in risposta, non mancherà di esserci e poggerà su una sempre maggiore serenità interiore, una sempre migliore relazione con gli altri, una sempre più ecologica ed equilibrata condotta di vita.
“Krshna esorta Arjuna a combattere [il male] senza passione e senza malanimo, senza collera e senza impegno; se noi sviluppiamo una struttura psichica del genere, la violenza ne sarà resa impossibile. Noi dobbiamo combattere contro il male e l’ingiustizia; ma se poi ci permettiamo di odiare, la nostra sconfitta sul piano dello spirito sarà più che sicura.” (Dall’Introduzione alla “Bhagavad Gita” di Sarvepalli Radhakrishnan, traduzione e commento di Icilio Vecchiotti, Ubaldini Editori, Roma).
“Agire, fare, operare, con buona volontà, qui ed ora, il resto sarà di conseguenza e secondo natura. Non è possibile sapere di preciso cosa ci riserverà il futuro, ma ciò che abbiamo dato, prima o poi, ci sarà restituito”.
E’ questo che ci insegna l’universale legge dell’interdipendenza di tutte le cose.
Spunti di riflessione
Si tratta di una semplice lista di argomenti che sono oggetto delle riflessioni che ogni tanto fanno capolino nelle lezioni di Yoga classico e che stimolano, o sarebbe bene stimolassero, degli più che opportuni approfondimenti.
Il presentarli in una lista è un vero e proprio invito a porsi delle domande e a stimolare la curiosità del bambino saggio che è in noi.
“Con lo Yoga si ha l’arresto del turbinio della mente” – Ci dice Patanjali all’inizio dei suoi Yoga-sutra, avendo come primissimo obiettivo il “superamento della sofferenza”.
“E’ da evitare il dolore futuro.” – Ed ecco che ritorna su questo basilare argomento.
Può, l’amore, far soffrire?
“Ama! E fa’ ciò che vuoi”. Il concetto di libertà.
Potere femminino e mascolino, le due metà del cielo.
Il mio, l’io e il sé.
Bene e male, costruttività e distruttività, evoluzione e dissoluzione.
Imperfezione, perfezione e principio di perfettibilità. Una triade indissolubile.
Le otto membra dello Yoga Classico. Il primo dei cinque mezzi esterni: la disciplina.
Le otto membra dello Yoga Classico. Gli altri quattro mezzi esterni: le osservanze, la posizione, il contenimento del soffio vitale e il ritrarsi dei sensi.
Le otto membra dello Yoga Classico: i tre mezzi interni: la concentrazione, la meditazione, il raccoglimento.
L’origine dell’universo e il processo di natura.
Il tutto è in continuo mutamento.
Energia e materia. Il corpo sottile e il corpo denso.
La vita è il divenire delle cose? La natura è intelligente? Che cos’è l’intelligenza?
Realtà assoluta, realtà relativa e il loro tramite relazionale. L’eterna triade.
Spirito e anima, spiritualità religiosa e spiritualità laica.
La natura della sofferenza e la terapia filosofica.
Le due prime funzioni della mente e le sue quattro regioni.
La salute psichica e i tre tipi di follia.
«…si diventa ciò che si pensa, questo è l’eterno mistero».
La verità va sempre detta col cuore.
Il principio etico del dharma.
Energia e immortalità. La legge del karma.
Casualità o causalità?
Passato, presente e futuro.
Tempo matematico e tempo metafisico. Al di là del divenire delle cose.
Frasi da meditazione
“Ama! e fa ciò che vuoi.”, “Diligi, et quod vis fac.” – Agostino, Le Confessioni.
“Nutre la mente solo ciò che la rallegra.” – Agostino, Le Confessioni
“Ciò che accade è la cosa migliore che poteva accadere.” – Leibnitz.
“Conosci te stesso.” – Socrate.
“Vivere secondo natura e secondo misura.” – Platone.
“Riconosci ciò che è in tuo potere e ciò che non è in tuo potere.” – Epitteto, Manuale.
“Come non si installa un bersaglio per gli errori di tiro, così nel cosmo non esiste la natura del male.” – Epitteto, Manuale.
“Nessuno nuoce volontariamente.” – Socrate.
“Non ci può essere vita felice se non è anche saggia, bella e giusta e non c’è vita saggia, bella e giusta che non sia anche una vita felice.” – Epicuro, lettera a Meneceo.
“Insano è colui che crede che la felicità o l’infelicità possano dipendere dagli altri.” – Buddha.
“L’infelicità è una malattia mentale.” – Buddha”.
“Dovremmo sostituire alla cultura del sospetto la cultura del rispetto.” – Roberta De Monticelli.
“Vis medicatrix Naturae.” – La forza medicatrice della Natura – Ippocrate
“Ducunt volentem fata, nolentem trahunt.” – I destini conducono [per mano] i volenti, trascinano [per i capelli] i nolenti – Seneca.
“Che cos’è il bene? La realtà che ci circonda. Che cos’è il male?
La sua non conoscenza.” – Seneca.